22 novembre 2024

#passa_Parola n.12


Questa settimana su La Voce di Ferrara-Comacchio un piccolo racconto per continuare a riflettere su come la Parola passa nelle nostre comunità. Senza prendersi troppo sul serio fra luoghi, nomi e verbi che forse non esistono...forse.
Qui di seguito il testo: questa settimana sono 2.000 caratteri.

A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.”

Don Armando (gerundio presente del verbo “armare”, nome di fantasia) e Don Clemente (participio presente del verbo “clemere”, verbo e nome di fantasia) hanno fatto il Seminario insieme e sono stati ordinati sacerdoti nel 1976. Ora sono parroci di due paesi situati uno di fronte all’altro ai lati della valle che accompagna il fiume verso la pianura.

Don Armando, anche fisicamente sotto il lungo abito talare, sembra sempre sul punto di imbracciare una spada, un fucile, un bazooka: perennemente in contrasto col mondo combatte “la buona battaglia” sulle orme di San Paolo.
Le sue omelie sono famose per la forza con cui denuncia il degrado dei costumi attuali e la degenerazione degli stili di vita che allontanano dalle buone abitudini della tradizione. 
I suoi collaboratori gli assomigliano: come tanti fedeli provengono anche da altre parrocchie spinti dalla ricerca di uno stile più consono alle loro impostazioni di vita.

Don Clemente, sull’altro versante, è spesso in abiti borghesi: a volte non lo si distingue in mezzo ai diversi gruppi che frequentano la canonica. I bene informati dicono di non averlo mai visto arrabbiarsi (almeno in pubblico), alcuni lo definiscono “un mito” riferendosi al fatto che “i miti erediteranno la terra”. 
Le sue omelie sono famose per la forza con cui richiama i fedeli a cogliere semi di speranza in tutte le situazioni della vita attuale dove i cristiani sono un piccolo gregge. 
I suoi collaboratori gli assomigliano: come tanti fedeli provengono anche da altre parrocchie spinti dalla ricerca di uno stile più consono alle loro impostazioni di vita.

Persino le campane delle due parrocchie suonano con timbri diversi, quasi adattandosi allo stile dei titolari: al centro della valle si mescolano creando un’inedita armonia.

Sarà così anche in questa festa di Cristo Re.

16 novembre 2024

#passa_Parola n.11


Le parole del profeta Daniele travalicano i tempi, incontrano il 1944 e, 80 anni dopo, arrivano fino a noi.
Il 17 novembre per me e per tanti non è una giornata come le altre: il motivo si può leggere nella rubrica #passa_Parola pubblicata su La Voce di Ferrara-Comacchio e riportata qui di seguito.
P.S. invece che col numero 11 questo contributo è stato pubblicato col n.10: un fatto che lo  rende decisamente unico...
Buona lettura.

I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.”

Leggo la prima lettura di domenica 17 novembre: per me, cresciuto nella “zona Doro” fra ciminiere e campi coltivati, il 17 novembre è il ricordo dell'Eccidio in cui sette antifascisti ferraresi furono ammazzati nel 1944 da parte delle SS.
Tutto avvenne di fronte al Caffè del Doro: il monumento che ricorda l’esecuzione è lì a rinnovare per sempre la memoria.

Nella mia infanzia ho visto crescere le nuove case che hanno sostituito i campi coltivati: al posto di uno stradone sterrato in cui facevamo le corse in bici, è sorta Via XVII Novembre rendendo ancora più presente la data dell’eccidio.

Penso non sia una coincidenza che in questa data si leggano le letture che descrivono la fine dei tempi: il profeta Daniele li descrive e ribadisce che la salvezza sarà riservata ai saggi, in particolare a chi si è speso per la giustizia. Purtroppo la ricerca della giustizia è problematica anche oggi a causa dell’incapacità di fare tesoro delle esperienze tragiche del passato.

Un barlume di speranza viene dalla scuola primaria del “Doro” che da tanti anni propone momenti di riflessione in occasione del 17 novembre. Anche quest’anno attorno ai bambini che cantano si riallacciano i fili fra passato e futuro con tante realtà del territorio che collaborano. 
Domenica 17 alle 17,30 nel salone della Parrocchia di San Giuseppe Lavoratore sarà significativo essere presenti in tanti.

 

9 novembre 2024

#passa_Parola n.10

Quali sono i Santuari dove si svolge e celebra la mia (nostra?) vita?
Più che luoghi straordinari mi appaiono ambienti molto quotidiani dove la semplicità dei gesti è identificabile anche nella nebbia che accompagna il cammino di chi vuole provare a mettersi in ricerca con un po' di sana inquietudine.
Tra San Paolo e Riccardo Cocciante #passa_Parola n. 10 su La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana.

Ecco il testo.

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore.”

Penso al “santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero”. La prima immagine mi porta ad una chiesa, ma poi inizio a pensare ai luoghi di vita e lavoro: fabbriche, uffici, strade, scuole, parchi. L’elenco è lungo: sono tanti i posti “figura”, di quel Santuario che, scrive San Paolo, è nel cielo. Lo stesso San Paolo, nella Lettera ai Corinzi, afferma che “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa”: nonostante mi sforzi di leggere la presenza di Dio nella mia vita, mi devo accontentare di una visione sfumata e imperfetta...proprio come nella nebbia di stamattina.

C’è un luogo che non ho mai considerato come un Santuario “figura di quello vero”: la casa in cui vivo. Più propriamente si tratta di un appartamento: la parola stessa mi ha sempre suggerito l’idea di un luogo dove ci si può APPARTARE ma ancor di più mi convince l’idea di uno spazio a cui APPARTENERE. Mi appartengono ed appartengo ad ogni metro del mio appartamento: emozioni, paure, gioie, apprensioni, speranze, tensioni, trasudano dalle pareti stesse. Posso muovermi al buio guidato dalla memoria emotiva, oppure ad occhi aperti rivivere gli stati d’animo per gli arrivi e le partenze dai due lati delle porte.

Parafrasando Cocciante potrei dire che anche nella mia casa (nelle nostre?) “la pietra si fa statua, musica e poesia” e la vita può diventare una vera liturgia.

 

31 ottobre 2024

#passa_Parola n.9

"Ascolta Israele"....e non solo.
L'appello dal libro del Deuteronomio arriva fino a noi: è l'unica strada per raggiungere la pace. 
L'esperienza concreta di giovani obiettori e pacifisti israeliani e palestinesi che, insieme, sono stati ospiti del Movimento Nonviolento italiano dimostra che l'incontro autentico fra persone di paesi "nemici" può essere davvero un antidoto contro la guerra.
I giovani  regalano uno squarcio di speranza basato su esperienze concrete e quotidiane: una sana provocazione ad agire davvero secondo coscienza.

Un minuto di lettura nella rubrica #passa_Parola: sul settimanale  La Voce di Ferrara-Comacchio e qui di seguito.

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore.”
A questo brano del Deuteronomio si potrebbe aggiungere “Ascolta Palestina, Russia, Ucraina: ascoltate voi, paesi impegnati nelle 56 guerre attive oggi nel mondo. Dio (comunque lo si chiami) è amore e misericordia e non benedice le guerre."

Pochi giorni fa ho avuto la conferma che l’incontro autentico fra persone di paesi “nemici” può essere davvero un antidoto contro la guerra. Alla Scuola di Pace di Monte Sole ho partecipato all’incontro pubblico con tre ragazze ed un ragazzo provenienti da Israele e dalla Palestina: obiettori di coscienza e attivisti nonviolenti dai 19 ai 26 anni.

Cresciuti in un contesto in cui tutto spinge all’odio verso il “nemico” e propone la guerra come unica soluzione dei problemi di convivenza, hanno la forza di affermare la propria scelta per la pace ognuno nel proprio paese e ora insieme. Sostenuti in particolare dal Movimento Nonviolento Italiano alternano momenti di libertà a carcere e vessazioni di vario genere .

Il loro viaggio in Italia è un segno di speranza e di volontà di proseguire sulla strada della pace promossa dall’incontro fra le persone: una risposta alla guerra che va ad esclusivo vantaggio dei potenti.

Ho molto da imparare da questi giovani e dai tanti che hanno aperto gli occhi sulla realtà in decomposizione che la mia generazione consegna a loro. Chiudo gli occhi e dico a me stesso “Ascolta la forza della speranza che si esprime nella semplicità di chi non scende a patti con la propria coscienza.”


25 ottobre 2024

#passa_Parola n.8

La prima lettura e il salmo di questa settimana invitano alla gioia: un'esperienza e un desiderio che cerco di mantenere nella vita quotidiana.
Cosa c'entra con l'uso dell'App "Too Good To"? La risposta è nei 1.500 caratteri pubblicati  sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio e che si possono leggere anche qui di seguito.

Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia.”

Questa settimana provo a tenermi dentro la gioia che sgorga dalla prima lettura e dal salmo.

La bocca riempita di sorriso diventa un faro nel cammino quotidiano fra labbra strette dall'abitudine a parlar male: una lingua sovrabbondante di gioia è un antidoto al grigiore dilagante.

È così che vorrei essere, anche se non sempre ci riesco: spero di avere sempre qualcuno che mi richiama, come mi è successo pochi giorni fa. 

Da qualche tempo uso l'App “Too Good To Go” che permette di acquistare a prezzi bassissimi cibo di giornata rimasto invenduto. Dal pane al cibo cinese, dai prodotti biologici alle colazioni degli alberghi l’offerta è ampia: si uniscono la lotta allo spreco alimentare e il contenimento dei costi di una vita sempre più difficile da sostenere.

Avevo prenotato un ritiro in un punto vendita all'interno di un grande centro commerciale.

Di solito il personale è abbastanza sbrigativo, ti identifica e ti consegna il tutto in modo veloce. Io, che sono un noto “attaccapezze”, mi sono adeguato e mi limito a dire: “Ho un Too Good To Go da ritirare”.

Ho fatto così l’ultima volta e il ragazzo al banco mi ha risposto “Innanzitutto salve…”. Sarei sprofondato: io per primo avevo ceduto alle relazioni frettolose e fredde che cerco di evitare. Ho chiesto scusa e ringraziato per il richiamo.

Lo condivido qui: risuona nel salmo 125 e nella bellezza delle grandi cose ordinarie. Nella ricerca che percorre la vita di ogni giorno. 

 

17 ottobre 2024

#passa_Parola n.7

San Paolo invita alla fiducia, per offrire ma anche per ricevere in dono l'aiuto al momento opportuno. La conferma che è uno stile di vita che vale la pena praticare viene anche dall'esperienza di "Dammi la mano": associazione di Ferrara e Provincia che raccoglie famiglie adottive, affidatarie e impegnate nel volontariato accogliente.

Ne parlo sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio .
Il testo si può leggere qui di seguito.

Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.”
Ho letto questa frase dopo aver partecipato al ritrovo conviviale dell'Associazione ”Dammi la mano”: famiglie adottive, affidatarie e impegnate nel volontariato accogliente, uniti insieme per festeggiare i vent'anni dell'Associazione.

Non tutti siamo dichiaratamente credenti; siamo, però, accomunati dall'impegno ad accogliere bambini ed a sostenere famiglie in difficoltà: offriamo le nostre case, le nostre persone e la nostra vita di relazioni.
Penso che l'invito della lettera agli Ebrei ad avere fiducia per ricevere misericordia e trovare grazia, con la certezza di essere aiutati al momento opportuno, sia un’esperienza che ci accomuna. “Dammi la mano" è il nome dell’Associazione ed è, soprattutto, uno stile di vita che conferma, nei fatti, quello che scrive San Paolo.

Ripercorro con gioia la bellezza e la forza del ritrovo fra noi adulti: sapere di poter contare su una rete ampia e viva ci aiuta a superare i tanti momenti difficili che incontriamo quotidianamente.
Ancora di più mi scalda il cuore rivedere il vivace ed eterogeneo gruppo di figli e figlie: bello vederli insieme sapendo un po' delle loro storie.
Ancora più bello vedere i figli grandi prendersi cura dei piccoli in uno scambio fecondo che regala speranza.


13 ottobre 2024

#passa_Parola n.6

Nell'Antico Testamento per avere la sapienza bisognava implorare: e oggi, dopo la venuta di Gesù? 
Mi sento di poter dire che molte cose sono cambiate, decisamente in meglio.

La mia rubrica  #passa_Parola n.6 si legge sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio e, come ogni settimana, è disponibile qui di seguito.

Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza.” 

L’autore del Libro della Sapienza ha dovuto implorare per avere il dono, appunto, della Sapienza.

Si sa che quelli dell’Antico Testamento erano tempi difficili: una specie di secolare ritiro precampionato in attesa di Gesù, l'allenatore-giocatore in grado di sconfiggere definitivamente gli avversari.
In quel periodo la Sapienza si otteneva passando dalla preghiera all'implorazione: uno sforzo forse riservato a pochi eletti per ottenere i bellissimi frutti descritti nel brano di oggi.

Nel “Dopo Cristo” le cose sono cambiate: per avere la Sapienza (che è uno dei sette doni dello Spirito Santo) non dobbiamo implorare, dobbiamo stare attaccati a Gesù. 

Lui ha implorato per noi una volta per tutte durante tutta la sua vita fino al culmine che va dal Getsemani fino alla croce.
La morte di Gesù e la sua resurrezione hanno spalancato per tutti le porte della Sapienza definitiva che si ottiene accogliendo l’invito a seguire Gesù.

Per me è un cambio di prospettiva che rinnova e rende dinamica la ricerca del senso della vita: inserisce impegno e volontà in una luce già accesa che illumina persone e comunità.

5 ottobre 2024

#passa_Parola n.5

 

San Paolo, le elezioni regionali, le impressioni di un settembre che finisce: un concetto un po' ostico alla fine produce una nuova consapevolezza.
Anche questa settimana si può leggere una mia breve riflessione sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.

Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.”

San Paolo torna protagonista della seconda lettura: la sua lettera agli Ebrei ci farà compagnia fino al 17 novembre, la domenica in cui si vota per le Regionali in Emilia Romagna. Per non perdere questo appuntamento lo segno già sul calendario, ricordando che si può votare anche il 18: penso che un cristiano sappia usare con intelligenza e coscienza lo strumento del voto e sono convinto che non si faccia attirare dalla triste moda dell’astensionismo.

Il valore dell’impegno, del mettersi in gioco senza aver paura di “sporcarsi le mani” è sostenuto da San Paolo proprio nel brano di questa settimana: ci ho riflettuto negli spazi che una difficile gestione del tempo quotidiano mi concede in questo periodo. 

La ricca prosa paolina ha richiesto uno sforzo supplementare, finché non mi è apparso chiaro (come al solito durante un risveglio notturno) che Gesù, Dio fatto uomo morto e risorto, è talmente grande da elevare tutta l’umanità al suo livello.

Scrivo queste impressioni un po’ complesse che è ancora settembre (molti le leggeranno in ottobre): so che “sono un uomo, un uomo in cerca di sé stesso”.  
Intanto il sole tra la nebbia filtra già”: accarezzo l’idea della forza che ogni persona ha, grazie alla stessa origine della vita di Gesù.

Sorrido perché noi, che siamo suoi fratelli, possiamo provare a stare sulla sua scia senza farci abbattere dai fallimenti.

27 settembre 2024

#passa_Parola n.4

Giacomo non lascia dubbi sul destino di chi accumula ricchezze a scapito degli altri: un giudizio netto e inequivocabile che forse abbiamo perso di vista seguendo interpretazioni e casistiche infinite.
La Voce di Ferrara-Comacchio pubblica il  n.4 di #passa_Parola dove si fanno ipotesi bizzarre  nate da confronti quotidiani con chi agisce per gli altri senza riconoscersi in una fede religiosa. Ho tanto da imparare in una ricerca che non finisce mai.

Ecco il testo integrale: 1.500 caratteri che si leggono in un minuto.

Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.”

Giacomo saluta alla fine del mese in cui ci ha fatto compagnia con la sua lettera.

L’ultimo brano non lascia spazio a dubbi: accumulare ricchezze e non pagare giustamente chi lavora non è compatibile col cristianesimo. Non si può fraintendere: “vi siete ingrassati per il giorno della strage” lascia in sospeso quando e dove mentre chi, cosa e perché è molto chiaro.

È facile immaginare persone più o meno famose destinate al giudizio finale: ognuno di noi, come Dante, può mettere in gioco la fantasia creando i suoi gironi .

Personalmente preferisco pensare a chi, invece, verrà salvato per le sue opere senza essere mai stato riconosciuto come un “bravo cristiano” dichiarandosi, anzi, esplicitamente non credente.

In più non dimentico che la fantasia e la misericordia di Dio sono infinitamente più grandi delle nostre: le sorprese, nel giorno della strage, non mancheranno.

Fra i miei amici “santi atei”, uno mi ha invitato a pensare a cosa sarebbe successo se i due fratelli, Giovanni e Giacomo, sulle rive del lago invece di Gesù avessero incontrato un certo Aldo e avessero formato un trio.

Lo spunto è interessante, lo rilancio qui anche come stimolo a non perdere mai di vista la dimensione dell'umorismo: molti illustri teologi la indicano come fondamentale per vivere pienamente la fede. Papa Francesco lo ha ribadito volendo incontrare gli artisti del settore: anche così si “#passa_Parola".

 

20 settembre 2024

#passa_Parola n.3


Le affermazioni chiare e dirette di San Giacomo aprono una voragine di riflessione che passa  dal Rapporto 2023/24 di Amnesty International al Magnificat. 
Nella rubrica #passa_Parola sul settimanale  La Voce di Ferrara-Comacchio  la ricerca di iniezioni di speranza si fa pressante.

Il testo è qui di seguito.

Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra?”.
Di recente ero accanto ad una carissima amica alla presentazione del Rapporto 2023/24 di Amnesty International: un quadro molto preoccupante in cui, in Italia e nel mondo, si sta arretrando gravemente sui temi della libertà, della pace, della giustizia, del rispetto della dignità dell’uomo e della salvaguardia dell’ambiente. Il relatore ha affermato che siamo tornati a livelli di tutela e consapevolezza precedenti al 1948.

Mentre mi chiedevo cosa si può fare, la mia amica si è voltata e mi ha detto “Io sono in crisi anche quando prego. Soprattutto il Magnificat mi fa star male perché tutte le realtà descritte sono al passato: erano già state fatte dal Signore ai tempi di Maria. Eppure ancora oggi non sono realizzate.” Insieme abbiamo constatato che i superbi non risultano dispersi (né fisicamente né nei pensieri del loro cuore), i potenti sono ben saldi sui loro troni ed i ricchi hanno le mani sempre più piene.

Dopo un po’ lei è andata agli esercizi dalle Clarisse alla ricerca del senso del Cammino nella fede e nella storia: spero lo abbia ritrovato.

Io sono sospeso davanti a Giacomo. Sono d'accordo: il problema (e la soluzione?) è dentro ciascuno di noi. Da soli, però, non ce la facciamo: c’è bisogno di comunità vive, di esperienze tangibili capaci di iniezioni di speranza nella concretezza della vita quotidiana. Si accettano segnalazioni.